Quanto tempo passate a sparlare degli altri? La Royal family inglese in testa alla classifica del gossip internazionale: da Kate a Meghan al principino Louis, dalle gravidanze ai licenziamenti delle tate reali. Più nostrane le chiacchiere sugli amori dei politici di spicco che fanno accumulare migliaia di clic sui siti internet. Si dice, con una leggerezza modaiola che lo sdogana e lo rende cool, ‘fare gossip’ e si fa da sempre.
Spettegolare supporta l’appartenenza ai gruppi sociali, alleggerisce tensioni ma non è un giudizio genuino, è la via del pregiudizio tossico. Diventa zizzania, calunnia, sfocia nel bullismo fra le mura scolastiche e nel cyberbullismo quando fatto sui social, colpisce adulti, ragazzi e bambini e, sul lavoro, crea insicurezze, isola, licenzia perfino. Sparlare, giudicare frettolosamente, mettere in giro voci e parlare per sentito dire fa male a tutti, incluso l’autore del gossip che proietta inconsapevolmente le proprie frustrazioni sugli altri invece che conoscere se stesso. Chi denigra cade in questo tranello, deforma, rovina le relazioni ed è perciò anche vittima. Il pregiudizio non solo ci vive accanto fomentato dalle lingue altrui, ci abita tanto da farci essere i primi implacabili giudici di noi stessi. Quante decisioni prendiamo condizionati dalla paura del giudizio altrui? Come uscire indenni dal labirinto del gossip tossico lo spiega Salvo Noè, psicologo, nel nuovo manuale ‘Prima di giudicare, pensa!’ (edizioni San Paolo), già autore di ‘Vietato lamentarsi’ che, con la prefazione di Papa Francesco, è un successo internazionale in uscita in 13 paesi.
“Conoscere se stessi è la cosa più difficile, perciò facciamo quella più facile: giudicare gli altri” è l’incipit del nuovo testo di Noè che riassume 7 step per liberarsi del timore di essere vittime del pregiudizio fornendo soluzioni anche a chi è dedito a mettere zizzania attraverso l’allenamento alla positività. La risposta sta nell’allenarsi all’uso della gentilezza.
Tenendo conto che la strada principe per vincere i pregiudizi è imparare a infischiarsene, guardando avanti, i 7 passi per liberarsi dal proprio implacabile giudice interiore includono: accettarsi per come si è; amare i propri difetti e cambiare prospettiva perché diventino energie; trovare i lati positivi di noi e focalizzarsi su ciò che ci libera; prendersi meno sul serio e usare un po’ di ironia; imparare dagli errori che servono a capire come fare diversamente; godersi le cose belle che capitano, evitando i sensi di colpa; divenire il nostro migliore alleato, prendersi per mano per andare lontani.
Come, invece, smettere di giudicare? Il processo, precisa Noè, si basa sul sentirsi empatici con gli altri, cioè ascoltarli di più invece che dare giudizi affrettati. La gentilezza è il sale dei rapporti felici. Prima di giudicare qualcuno si possono usare 3 filtri che portano alla gentilezza e includono la verifica di ciò che si vuole dire, il rispetto e la bontà di ciò che si vuole dichiarare e l’utilità di fare affermazioni per decidere se davvero sia il caso di rompere il silenzio dell’ascolto. Chi sta zitto non è rinunciatario, il silenzio vuol dire essere svegli, attenti, riflessivi e conoscersi. Il gossip? Con la gentilezza ed il silenzio costruttivi diventa superfluo, privo di appeal.