Epidemia: le forme di contagio
In tema di epidemia, l’evento tipico del reato consiste in una malattia contagiosa che, per la sua spiccata diffusività, si presenta in grado di infettare, nel medesimo tempo e nello stesso luogo, una moltitudine di destinatari, recando con sé, in ragione della capacità di ulteriore espansione e di agevole propagazione, il pericolo di contaminare una porzione ancor più vasta di popolazione; ne consegue che le forme di contagio per contatto fisico tra agente e vittima, sebbene di per sé non estranee alla nozione di “diffusione di agenti patogeni” di cui all’art. 438 c.p., non costituiscono, di regola, antecedenti causali di detto fenomeno.
(In applicazione del principio, la Corte ha escluso che integrasse gli estremi del delitto in parola la condotta dell’imputato che aveva consapevolmente trasmesso il virus dell’HIV, da cui era affetto, ad una trentina di donne con le quali avuto rapporti sessuali non protetti nel corso di un periodo di nove anni, rilevando come il numero cospicuo, ma non ingente, delle stesse e l’ampiezza dell’arco temporale in cui si era verificato il contagio, unitamente al numero altrettanto cospicuo di donne che, pur congiuntesi senza protezione con l’imputato, non era rimasto infettato, deponesse per il difetto della connotazione fondamentale del fenomeno epidemico della facile trasmissibilità della malattia ad un numero potenzialmente sempre più elevato di persone).
Cassazione penale sez. I, 30/10/2019, n.48014
Studio medico dermatologico
Nell’interpretare la clausola del regolamento di condominio contenente il divieto di destinare gli appartamenti a determinati usi, si deve considerare che l’esatto significato lessicale delle espressioni adoperate può non corrispondere all’intenzione comune delle parti, allorché i singoli vocaboli utilizzati possiedano un preciso significato tecnico-scientifico, proprio di determinate nozioni specialistiche, non necessariamente a conoscenza dei dichiaranti in tutte le sue implicazioni.
(Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza di merito che, in presenza di una clausola recante il divieto di destinare gli appartamenti ad uso “di gabinetto di cura malattie infettive o contagiose“, aveva escluso la possibilità di adibire l’immobile a studio medico dermatologico, senza tener conto dell’intero contenuto della clausola in questione e senza accertare l’effettiva destinazione dell’immobile, desumendola non da elementi di fatto concreti ma dalla sola specializzazione medica del proprietario del bene).
Cassazione civile sez. II, 30/06/2011, n.14460
Animale affetto da una malattia contagiosa
Nella vendita di animali, posto che solo ove l’animale risulti affetto da una delle malattie contagiose per le quali è previsto l’isolamento od il sequestro si può ipotizzare una sua incommerciabilità, salva diversa previsione contrattuale, non sussiste alcun obbligo di consegna della certificazione veterinaria di sanità, non rientrando tale obbligo in quello generale della consegna dei titoli e dei documenti relativi alla proprietà e all’uso della cosa venduta ai sensi dell’art. 1477, ultimo comma, c.c.
Cassazione civile sez. II, 22/02/2011, n.4278
Malattia contagiosa nell’ambiente di lavoro
Qualora la presenza di un soggetto affetto da una patologia contagiosa in un ambiente di lavoro richieda accertamenti sanitari sui colleghi, costituisce illecita violazione della privacy la mancata adozione di accorgimenti che impediscano la identificazione del soggetto stesso. Ove sussistano elementi chiari, precisi e concordanti (quali la precedente assenza prolungata dal lavoro del primo contagiato, la diffusione di cartelli che annuncino l’avvio del protocollo sanitario di prevenzione ecc.) tali da consentire in ogni caso la individuazione del primo portatore della patologia anche a prescindere dall’illecito trattamento dei suoi dati, il danno risarcibile non può estendersi a tutte le conseguenze della avvenuta conoscenza dello stato di malattia nell’ambiente di lavoro ma, nella fattispecie, è liquidabile il solo danno non patrimoniale, limitatamente alle conseguenze della sofferenza in sé indotta nel soggetto a causa della divulgazione del dato concernente la sua patologia.
Corte appello Milano, 19/06/2007
L’inibizione dell’attività lavorativa
Il datore di lavoro ha l’obbligo, ex art. 2087 c.c., di inibire al lavoratore affetto da malattia contagiosa la prosecuzione della propria attività, ma ha il diritto di risolvere immediatamente il rapporto solo se lo stato patologico contagioso è destinato ad essere permanente, ovvero a prolungarsi oltre il periodo di comporto, e sempre che non sia possibile adibire il lavoratore a mansioni diverse o all’espletamento delle stesse mansioni con modalità diverse, anche spaziali, tali da non costituire pericolo di contagio.
Tribunale Bolzano sez. lav., 29/09/2006
La constatazione dell’inesistenza di malattie contagiose
Con la visita medica d’imbarco, l’accertamento della idoneità fisica della gente di mare risponde alla funzione preventiva di constatare l’inesistenza di malattie contagiose o di malattie acute in atto; tuttavia essa è utilizzabile anche per verificare l’idoneità medica dell’arruolato a svolgere il servizio cui è destinato, qualora dal servizio medesimo possa derivargli nocumento in termini di aggravamento delle proprie condizioni di salute, benché inizialmente compatibili con l’imbarco.
Corte appello Genova, 20/03/2005
Pericolo epidemiologico
Secondo la normativa vigente in materia di polizia veterinaria e cioè, in particolare, il d.P.R. n. 320 del 1954 e la l. reg. Emilia Romagna n. 19 del 1982, l’autorizzazione al pascolo è di competenza dell’Autorità del Comune (sindaco) nel cui territorio si trovi il gregge il cui ingresso (con successiva permanenza per il pascolo) dev’essere previamente autorizzato (nella specie, è sembrato effettivamente contraddittorio ed illogico far discendere la reiezione dell’istanza di pascolo sul territorio comunale per il periodo invernale, da un parere dell’Ausl, peraltro risalente alla precedente primavera, in cui da una parte si dava atto dell’attuale assenza, nel territorio della pianura padana, della malattia infettiva altamente contagiosa dei ruminanti denominata blue tongue e dall’altro lato si riconnetteva e si circoscriveva detto pericolo epidemiologico unicamente alla allora imminente stagione estiva, a causa della presenza, in tale stagione, dell’insetto vettore della malattia).
T.A.R. Parma, (Emilia-Romagna), 09/08/2004, n.545
La configurabilità del reato di epidemia
Ai fini della configurabilità del reato di epidemia, non è sufficiente un evento c.d. “superindividuale”, generico e completamente astratto, ossia avulso dalla verifica di casi concreti causalmente ricollegabili alla condotta del soggetto agente, ciò che porterebbe a confondere il concetto di evento con quello di pericolo. Viceversa, il pericolo per la pubblica incolumità che la condotta di epidemia deve determinare e che è dato dalla potenzialità espansiva della malattia contagiosa, è sì un pericolo per un bene “superindividuale”, ma è un pericolo susseguente, il cui accertamento presuppone, perché la fattispecie possa dirsi integrata, la preventiva verifica circa la causazione di un evento dannoso per un certo numero di persone, per giunta ricollegabile, sotto il profilo causale, alla condotta tenuta dal soggetto agente.
Tribunale Trento, 16/07/2004
Lotta alle malattie contagiose
I programmi autonomi di lotta alle malattie contagiose sono norme regionali di polizia sanitaria contenute in un atto che per denominazione, natura, contenuto, e per il parallelismo con i programmi ministeriali, non appare riconducibile alla competenza dirigenziale.
T.A.R. Milano, (Lombardia) sez. I, 30/07/2003, n.3676
La cura di malattie infettive o contagiose
La clausola, inserita in un regolamento di condominio di tipo assembleare, secondo cui è vietata la destinazione degli appartamenti e dei locali “ad uso di qualsiasi industria, ambulanza, sanatori, gabinetti per la cura di malattie infettive o contagiose, case di pegno, case d’alloggio o di farne comunque uso non consono al decoro e al riserbo proprio di una casa di civile abitazione” non viene violata dal locatore il quale esercita una attività medica di ortopedico e di urologo che non comporta particolari assembramenti di persone oppure altre fonti di disturbo.
Tribunale Genova, 15/06/1999
Infermi affetti da malattie contagiose
Il personale addetto alla divisione di un centro residenziale per anziani (casa di riposo) nella quale sono ospitate le persone non autosufficienti, qualificabili come malati cronici, è soggetto all’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, dovendosi escludere che il riferimento l. 1 luglio 1955 alle “infermerie” riguardi solo gli infermi affetti da malattie contagiose. (Fattispecie anteriore all’entrata in vigore dell’art. 3, comma 28, l. 8 agosto 1995 n. 335).
Cassazione civile sez. lav., 28/08/1997, n.8121
Recupero delle capacità lavorative da parte del dipendente
Il datore di lavoro ben può, anzi ha l’obbligo, ex art. 2087 c.c., inibire al lavoratore affetto da malattia contagiosa la prosecuzione della propria attività, ma ha il diritto di risolvere immediatamente il rapporto solo se lo stato patologico contagioso è destinato ad essere permanente, ovvero a prolungarsi oltre il periodo di comporto, e sempre che non sia possibile adibire il lavoratore a mansioni diverse o all’espletamento delle stesse mansioni con modalità diverse, anche spaziali, tali da non costituire pericolo di contagio.
(Nella specie, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di appello che aveva ritenuto giustificato il licenziamento di un cuoco affetto da epatite cronica HVC correlata, atteso che il giudice di merito aveva omesso di accertare se vi era la possibilità – e in che tempi – di un recupero delle capacità lavorative da parte del dipendente delle condizioni di sicurezza dal pericolo di contagio).
Cassazione civile sez. lav., 06/08/2002, n.11798
A cura della Redazione de “La Legge è uguale per tutti”