Cinque donne e settanta uomini, ovvero Maria Agamben Federici, Angela Gotelli, Nilde Iotti, Lina Merlin, e Teresa Noce: sono le donne tra le 21 elette nell’Assemblea costituente ( il 3,7% del totale) che furono scelte per la Commissione che doveva realizzare la Costituzione. ”Le ventuno donne dell’Assemblea Costituente hanno un rilievo assai significativo nell’avvio dell’Italia repubblicana, sia perché sono elette la prima volta in cui le italiane sono chiamate al voto, sia perché – avendo dato un contributo fondamentale alla Resistenza – entrano a pieno titolo nel corpo legislativo che ha il compito di scrivere le regole dello Stato democratico. Senza le loro battaglie, diversi articoli della Costituzione, compresi i principi fondamentali, non sarebbero gli stessi. Eppure, queste ventuno donne non sono conosciute e ricordate come dovrebbero”. Nemmeno il dizionario biografico degli italiani le ricorda tutte, tantomeno sono scolpite nell’immaginario collettivo come dovrebbero. E’ da questa necessità di riportare alla luce i loro nomi e le loro storie che nasce il volume di Eliana Di Caro, ”Le madri della Costituzione” (Il Sole 24 Ore). ”Tutte le persone interrogate – sottolinea nella prefazione Emilio Gentile – ricordavano (o comunque ne avevano sentito parlare) Nilde Iotti, «la presidentessa della Camera e la moglie di Togliatti»; alcune conoscevano (idem) Rita Montagnana, «la moglie che Togliatti aveva lasciato per la Iotti, di quasi trent’anni più giovane di lui!»; Teresa Noce era nota a chi aveva studiato la storia del partito comunista; infine, a tutti era familiare Lina Merlin per via della legge che chiuse le case di tolleranza. Sulle altre donne della Costituente, la risposta è stata un silenzio interrogativo”. Ci sono anche Nadia Gallico Spano, Angela Maria Guidi Cingolani, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra Verzotto, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio, Maria De Unterrichter Jervolino. Donne differenti per formazione, estrazione sociale, età ma unite nella battaglia della scarsa considerazione da parte dei loro colleghi. Eppure le loro sono storie di eroine, donne che hanno partecipato attivamente alla Resistenza, donne che hanno combattuto sul campo per i loro diritti e per la libertà della nazione. Una Patria che le ha ignorare e continua ad ignorarle, una patria che nel 1946 grazie a loro ha dato per la prima volta il voto alle donne. ”Alba de Céspedes, all’indomani del 2 giugno 1946, disse che la nascita della Repubblica era stata «discreta e sommessa». Anche la concessione del diritto di voto alle donne, il 1° febbraio 1945, fu “discreta e sommessa”, tanto che il governo dei partiti antifascisti che la decise, dimenticò di riconoscere alle donne il diritto di essere elette a rappresentare nella nuova Italia democratica il popolo sovrano. Tale diritto fu esplicitamente dichiarato il 10 marzo 1946”, sottolinea ancora Gentile. Ma le loro vite non furono discrete e sommesse e le biografie che tratteggia con passione Di Caro lo dimostrano. ”C’è un altro fattore che mi ha spinto a riscoprire le ventuno elette: la loro esperienza e le loro battaglie sono maturate in una fase storica fuori dall’ordinarietà. Tutte loro rappresentano le tante altre donne capaci di offrire un contributo in quegli anni. Possono essere dunque un esempio, a maggior ragione nel periodo che stiamo vivendo, anch’esso – per altri motivi – eccezionale: l’esempio di chi ha reagito, non ha ceduto al pessimismo e alle difficoltà, ha ostinatamente cercato di tradurre in atti concreti i propri ideali”. (ANSA).