Scusate l’accostamento ma non trovavo altre definizioni per chi ha una tessera di sindacato o chi continua a perseguire “la malata personalità” dei sinistrati : feccia della società e piaga planetaria. Ricordo nuovamente e per l’ennesima volta che i sinistrati non sono quelli di sinistra ma sono quelli che reputo dei semplici malati deviati , criminali , che non hanno nulla che fare con la sinistra che è morta e sepolta. E’ lo “scolo” di una cosa già malata in partenza ma, prima di degenerare, fino quando c’erano delle personalità piene di buon senso, era sostenibile. Oggi siamo oltre …Abbiamo saltato 25 anni e riempiti dal degrado totale …Tutto voluto e pianificato dal potere e oggi dobbiamo solo dare…

Chi sono i medi e piccoli “COGLIONI ITALIANI” ? Le piccole e medie imprese e gli operai , distrutti dai loro stessi rappresentanti e la cosa drammatica che ancora oggi li vediamo in piazza con la “bandierina rossa” !

E COME FAI A NON CHIAMARLI COGLIONI DEMENTI? Trovatemi voi altra definizione ! Se una persona viene violentata, derisa, privata di tutto , gli viene in continuazione sottratto tutto da sotto il naso , per favore ditemi come la dobbiamo chiamare se continua a concedersi al suo boia ?

Non solo i Sindacati , ma anche tutte quelle organizzazioni di categoria ...IMBECILLI CHE PAGANO ANCHE LA QUOTA MA IL RISULTATO E ‘ QUESTO DELL’ARTICOLO A SEGUIRE E RICORDATEVI CHE SIAMO UNA DELLE POCHE NAZIONI SOVRANE AL MONDO CHE PUO’ ESSERE AUTOSUFFICIENTE E POSSIAMO ANCHE ESPORTARE …

L’unione Europea toglierà la provenienza (l’origine) dalle etichette e perché ? Se è tutto regolare perché togliere se non c’è nulla da nascondere ? I MALATI CHE DICEVO PRIMA HANNO UNA SPIEGAZIONE MA DOBBIAMO EMARGINARE QUESTO PENSIERO SE VOGLIAMO SALVARCI 

Dal 13 dicembre un regolamento della Ue toglie l’obbligo di indicare sulle etichette lo stabilimento di lavorazione degli alimenti. Un regalo alle multinazionali

DANNEGGIARE IL MADE IN ITALY SEMBRA ESSERE IL FINE DI QUESTO NUOVO REGOLAMENTO UE  ANTI – ETICHETTE

Un regolamento europeo cancella infatti l’obbligo di indicare sulla confezione il luogo di produzione degli alimenti. In teoria ci sono due eccezioni: carne e latticini, per i quali bisognerà ancora segnalare lo stabilimento, ma non più come avviene oggi: basterà un numero a rappresentare la fabbrica.

Per comprendere le conseguenze del cambiamento vale la pena di restare sull’esempio della Santa Lucia, marchio controllato dalla multinazionale francese Lactalis che, oltre a quelli italiani, ha impianti sparsi per il mondo. Ebbene, se per ipotesi la Lactalis decidesse di non realizzare più la mozzarella in provincia di Pavia, ma di spostare la manifattura all’estero, per il consumatore sarebbe praticamente impossibile saperlo. Un ragionamento applicabile a tutto il cibo.

CE LO CHIEDE BRUXELLES
Il regolamento in questione porta il numero 1169 ed entra in vigore in tutti i Paesi dell’Unione europea il 13 dicembre. L’obiettivo ufficiale è quello di «migliorare il livello di informazione e di protezione dei consumatori», si legge sul sito dell’Ue.

MA IN PRATICA E’ COSI?
In effetti, nelle 46 pagine del documento ci sono parecchi articoli che dovrebbero renderci la vita più facile. Per esempio, sulle etichette dei cibi non troveremo più la scritta “sodio” ma il più comprensibile “sale”. Oppure – altro esempio – dovranno esserci informazioni più chiare sulle sostanze a cui i consumatori possono essere allergici, dal glutine alle uova. Gli esperti concordano: ci sarà finalmente più trasparenza sugli ingredienti e regole uguali per tutti. Peccato solo che non sarà più garantita la conoscenza dello stabilimento di produzione. Un’informazione che in Italia, finora, è stato obbligatorio indicare: lo prevede la legge 109 del 1992. Con il nuovo regolamento europeo la norma nazionale decadrà. E scrivere sull’etichetta il luogo in cui è stato lavorato l’alimento diventerà facoltativo. «È un regalo alle multinazionali, che potranno così spostare le produzioni in Paesi dove la manodopera costa meno senza che il consumatore se ne accorga», sostiene Dario Dongo, avvocato esperto di diritto alimentare.

IL GOVERNO CHE FA?
Il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione al ministero dello Sviluppo economico per chiedere di mantenere l’obbligo d’indicare sull’etichetta il luogo di produzione. «Per operare in tal senso occorre una specifica norma di legge o una delega al governo in materia di etichettatura», ha risposto il viceministro Claudio De Vincenti, aggiungendo però che al momento «non appare possibile adottare i provvedimenti richiesti per assenza di una fonte primaria che li preveda». Insomma, per ora niente da fare, in futuro si vedrà. Intanto nel settore alimentare le preoccupazioni aumentano. Questione economica, soprattutto. L’indicazione dello stabilimento, si legge infatti nell’interrogazione dei Cinque Stelle, «serve ai singoli consumatori per scegliere un alimento rispetto a un altro anche in considerazione del Paese o della regione dove è prodotto». Traduzione: se voglio premiare le aziende che non delocalizzano, come faccio se non conosco il luogo di produzione? (l’Espresso)

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In questo stato di cose purtroppo non c’è da fidarsi , anche di quelli che lanciano la pietra e nascondono la mano perché devono recitare un ruolo …E il colmo oggi è che sbraitano (vedi Espresso) chi proprio ha generato tutto questo e “sparla” (tardi) sapendo e consapevole che il “disegno distruttivo) oramai è avviato…CRIMINALI …Le teorie non servono più…SENZA LA PRATICA DELLE MANI NON SI VA DA NESSUNA PARTE 

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