Ora c’è solo da sperare che i Fiano e le Boldrini non propongano di radere al suolo il “Palazzaccio“, lo storico edificio di Piazza Cavour dove ha sede, a Roma, la Corte di Cassazione, dopo aver appreso la notizia in base alla quale la Prima sezione penale ha stabilito che il saluto romano per commemorare i defunti non è apologia di fascismo.
La Cassazione conferma l’assoluzione di Clemente (Cpi)
I giudici della Suprema corte, hanno infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Milano contro la sentenza con la quale la Corte d’appello del capoluogo lombardo aveva confermato l’assoluzione del vicepresidente di CasaPound Italia, Marco Clemente, e di un altro militante del movimento sotto processo per avere fatto il saluto romano durante la commemorazione nel giorno dell’anniversario della morte di Sergio Ramelli, lo studente missino assassinato a sprangate da estremisti di sinistra a Milano il 29 aprile del 1975. Al processo contro Clemente, l’Anpi (l’associazione nazionale dei partigiani) si era costituita parte civile.
Troppe speculazioni sul saluto romano
«Ancora una volta la Cassazione ha riconosciuto un principio che in uno Stato di diritto dovrebbe essere scontato per tutti – è stato il commento con cui il leader di CasaPound, Gianluca Iannone, ha accolto la decisione della Prima sezione -, e cioè che il diritto a commemorare i morti non può essere messo in discussione». In effetti, questa di ieri non è la prima sentenza della Suprema Corte in questo senso. Ora la speranza è che possa contribuire – ha continuato il leader di CasaPound – a mettere fine «alle ciniche speculazioni di chi non ha rispetto nemmeno delle cose più sacre». Soprattutto, la sentenza sta ad indicare che non basta un atteggiamento esteriore, come appunto il saluto romano, ad integrare il reato di apologia del fascismo. E spesso chi lo fa ha solo l’obiettivo di tappare la bocca ai propri avversari politici. (Secolo d’Italia)