Hanno approfittato della crisi per riempirsi le tasche di soldi pubblici e rientrare tranquillamente in patria. Sono extracomunitari che utilizzando la legge che istituisce il cosiddetto “prestito d’onore” per aprire partita Iva e iniziare un’attività imprenditoriale hanno incassato denaro anticipato dall’Inps per poi sparire.
In Procura a Padova sono già arrivate diverse denunce. I primi tre casi istruiti dal pubblico ministero finiranno a processo a novembre. Una decina invece i fascicoli pendenti, ma mancano ancora diversi casi all’appello, stando alle indicazioni della Guardia di finanza.
Le Fiamme gialle hanno infatti intensificato controlli e verifiche fiscali, in particolare nell’Alta padovana, dove si concentrerebbe la grande maggioranza di questi casi. Si tratta di una indagine particolarmente complessa che la Guardia di Finanza vorrebbe trasformare in un progetto pilota da estendere all’intero territorio nazionale.
Il raggiro è di una semplicità disarmante. Basta aver lavorato in passato alle dipendenze di aziende italiane, essere residenti in Italia, maggiorenni, disoccupati o alla ricerca della prima occupazione o – nel caso di cittadini extracomunitari – essere in possesso della carta di soggiorno o di permesso di soggiorno valido per almeno i 12 mesi successivi alla data di presentazione della domanda. La legge 223 del 1991 offre infatti la ghiotta (per chi vuole truffare) opportunità di avviare un’attività autonoma a chi rimane senza impiego a causa della crisi e vuole mettersi in proprio. Il lavoratore rimasto disoccupato può ottenere per l’avvio e l’apertura della partita Iva l’anticipazione dell’indennità di mobilità, in genere una somma vicina ai ventimila euro, con l’impegno di svolgere l’attività in Italia, per almeno 5 anni e nei settori della produzione di beni, fornitura di servizi, commercio.
Ma in molti casi i lavoratori dopo l’incasso sarebbero spariti; e sono ridotte al lumicino le chances di recuperare il denaro erogato nonostante i decreti di sequestro preventivo firmati dalla Procura. Sui conti correnti delle società indagate, non c’è infatti quasi mai un quattrino.
Dopo questo scempio , arrivano “ennesime ” notizie di altri suicidi di chi “non è un criminale di Governo o criminale Funzionario ” , ma gente onesta che lavora
Un imprenditore di Castelbaldo, Roberto Dian, di 50 anni, si è impiccato nella sua azienda, la Erregi srl, specializzata nella produzione di mobili. Il corpo dell’uomo è stato trovato dal fratello ieri sera alle 19. L’imprenditore ha lasciato un biglietto in cui fa riferimento a difficoltà economiche.
Indagini affidate ai carabinieri.
La vittima abitava a Badia Polesine (Rovigo).
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Sos Suicidi. Sono attivi alcuni numeri verdi a cui chiunque può rivolgersi per avere supporto e aiuto psicologico:
Telefono Amico 199.284.284
Telefono Azzurro 1.96.96
Progetto InOltre 800.334.343
De Leo Fund 800.168.768
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