In bici lungo la Via Silente, attraversando la Sella del Corticato, “dove sembra di toccare il cielo”. Perdersi tra ruscelli, torrenti, laghi e montagne della Val d’Ossola, immaginando le storie di staffette e partigiani sul finire della guerra. O ancora, percorrere la tratta ferroviaria che da Lecce arriva a Otranto, tra piccole stazioni di campagna “dove non è più la velocità a scandire il tempo quanto piuttosto i segni della memoria”.
Tornare a viaggiare mentre siamo in piena emergenza per il coronavirus potrebbe sembrare un’imprudenza, ma forse esiste un modo compatibile con la sicurezza per non rinunciare a spostarsi e a conoscere ciò che di bello abbiamo attorno: ne è convinto Andrea Ferraretto, autore di “LentaMente. 25 itinerari a piedi, in bicicletta, in treno per scoprire l’Italia più piccola” (Orme editore).
Edito a fine 2018, ora il libro torna d’attualità rivelandosi uno strumento utile in un momento di massima crisi per il settore turistico. “In questi giorni difficili, essere viaggiatori e non turisti potrebbe rappresentare una vera opportunità”, dice Ferraretto in un’intervista all’ANSA, “potremmo cogliere la bellezza che abbiamo intorno, troppo sottovalutata e dimenticata, immaginare vacanze a corto raggio, magari in un paesino con poche persone, non con migliaia, in cui riscoprire il senso di comunità, e poi muoverci in modo sostenibile, anche a piedi o in bicicletta, per avere il tempo di apprezzare le cose”.
Nato per portare su carta gli articoli online scritti da Ferraretto per la rubrica di viaggi de La Stampa Tuttogreen, il libro offre in capitoli brevi, affascinanti e incisivi (c’è anche qualche valido consiglio pratico) la possibilità di scoprire con facilità 25 itinerari, specchio di un’altra Italia, preziosa, nascosta, autentica, fuori dal turismo di massa, ma non per questo irraggiungibile. La carta un po’ ingiallita, le fotografie in bianco e nero, lo spazio per prendere appunti: “di certo il libro non è una guida patinata con elenchi puntati con le cose da fare assolutamente”, afferma l’autore, sottolineando che questo lavoro è “una geografia di piccoli luoghi poco battuti, in cui ci sono emozioni e ragionamenti di un viaggiatore, che ha fatto viaggi casuali, in montagna, in città, nei parchi, guardando i posti in modo differente, raccontando l’emozione di questo tipo di fruizione”.
Il libro, che sembra celebrare il passato, è in realtà perfetto in questo momento per essere portato addosso, nello zaino, in una tasca capiente, insomma per fare da appendice al viaggiatore capace di apprezzare la lentezza. Perché proprio di questo si parla, ossia della possibilità di tornare a vivere il tempo nella sua dimensione più autentica, senza forzarlo, ma godendone appieno ogni sfumatura. “Abbiamo perso il piacere di viaggiare in luoghi rimasti nella loro solitudine, di ascoltare le storie di chi li abita, persone che vivono quei territori lavorando ogni giorno per valorizzarli”, spiega Ferraretto, “non si tratta né di un turismo compulsivo, organizzato sulla base della tariffa aerea e non della destinazione, né di fare selfie per far vedere che si è stati in un posto, ma di immaginare le parole per raccontare l’emozione data da un luogo, riscoprendo la narrazione della lentezza”. (ANSA).