”Carlo Emilio Gadda, una delle più forti personalità di scrittore continuamente inventivo e, per i molteplici aspetti proposti, difficilmente afferrabile e catalogabile, con quella sua tutta nuova e antica lingua letteraria che mescola i dialetti con l’uso di parole antiche felicemente recuperate.
Scrittore al confronto del quale ben pochi autori del ‘900 possono tenergli testa, in niente invecchiato, in niente destinato ormai agli scaffali o alla erudizione, ma incalzante, profeta acuto, ‘lento all’ira’ ma terribile nella distruzione polemica, così come di un continuo inoltrarsi nella evocazione lirica e nella esaltazione dei sentimenti”. Parola di Leone Piccioni, che di Carlo Emilio Gadda molto ha scritto, molto ha conosciuto, come autore e come uomo, in studio e in amicizia come traspare mirabilmente da queste belle pagine (anche inedite) raccolte per volontà delle famiglie in un prezioso volume introdotto da Emanuele Trevi e curato da Silvia Zoppi Garampi. Queste ultime pagine le scrive Piccioni quando oramai Gadda non c’è più, in occasione del centenario della sua nascita, ed era scomparso già esattamente da un ventennio ma non ancora tumulato nel cimitero acattolico di testaccio a Roma dove arriverà – secondo le sue volontà – solo nel 2000. Nel volume sono raccolte le lettere tra il grande critico e promotore culturale, studioso e attivo partecipe della costruzione dell’orizzonte politico della cultura attraverso quotidiani come Il Popolo e riviste come L’Approdo, poi soprattutto la Rai (di cui arrivò ad essere vicedirettore generale) e lo scrittore, tanto ”particolare” umanamente quanto enorme artisticamente come Carlo Emilio Gadda. La corrispondenza ritrovata riguarda il periodo che va dal 1950 al 1971, nella seconda parte del volume ci sono 22 testi scritti da Piccioni tra il 1950 e il 1992 più due interviste a Gadda. Oltre trent’anni di distanza corrono tra i due uomini ma questo non li rende meno vicini, nella consapevolezza soprattutto del più giovane – mai messa in dubbio – del valore dell’autore della Cognizione del dolore, del Pasticciaccio, de l’Adalgisa. Ma il prezioso Piccioni ha tante anime – quanto servirebbero oggi!- ha grande fiuto di critico ed è capace di scovare talenti come fece con lo stesso Gadda che già a partire dalle primissime prove pubblicate, quasi clandestinamente, recensì sempre entusiasticamente e fu capace di sostenerlo nella vita oltrechè nell’arte. Qui ”Il lettore potrà per suo conto provare: si metterà con questo libro (I viaggi la morte ndr) a contatto con Carlo Emilio Gadda. Ma è avvertito: non creda di andare a fare una passeggiatina – scrive Piccioni – in giardino soltanto. Gadda è autore complesso, suscita problemi, sommuove drammi, esplode in polemica, dà calibrate prove della sua erudizione, affonda il dito nei dibattitti culturali del momento, è in possesso di una grande vena ironica, crede nel ‘maccheronico’ e nel ‘barocco”’. Oltre ovviamente l’interesse dal punto di vista critico queste pagine sono affascinanti perchè mostrano un modo di fare cultura in modo solido costruendo un orizzonte reale di riferimento attraverso i programmi culturali ad esempio e anche i premi letterari che qui hanno un ruolo centrale nella fortuna di Gadda con il grande sostegno di Piccioni ma anche nel suo sostentamento quotidiano. Piccioni è tra coloro che arrivano a creare un premio apposta, il Premio degli editori, nel 1957 quando Il Pasticciaccio non ottiene per varie motivazioni la fortuna che a loro avviso avrebbe meritato. Insomma cultura, vita, generosità nella costruzione della fortuna di un autore in cui si crede fino in fondo.