Al Festival del Verde e del Paesaggio il Wegarden e nella cavea di Piano un bosco di 100 alberi
Giardini verticali e senz’acqua, orti urbani, tetti verdi, prati fioriti, per trasformare il tessuto urbano, aumentare il verde, avere orizzonti di paesaggio vegetale da qualche anno si sperimentano nuove e ardite soluzioni. Ultima in ordine di tempo è quella del Wegarden, il giardino su ruote.
Sono giardini mobili alloggiati all’interno di comuni cassoni scarrabili — del tipo usato in edilizia per il deposito e il trasporto dei materiali di risulta — sono ‘paradisi portatili’, personalizzabili nell’allestimento e nella durata. Estemporanei e di pronto effetto, sono giardini per una notte, una settimana, così come per una stagione o più.
Di varie dimensioni, possono costituire delle scene, come fondali vegetali inaccessibili, o essere “abitabili”. L’allestimento può essere del tutto vegetale oppure contenere piccoli arredi che invitino a fermarsi, intrattenersi o riposare in un inaspettato micro-giardino. Adatti ai contesti più diversi e tra loro componibili, si prestano a essere usati come giardini singolari oppure combinati per creare ambiti più complessi, ampi e preziosi. Possono essere collocati ovunque, in occasione di inaugurazioni, cerimonie, feste pubbliche e private e per allestimenti temporanei di ogni tipo. Al contempo, possono essere strumenti pubblicitari, insegne mobili per aziende che trovino nel giardino il proprio mass medium e che, nel promuoversi, offrano al pubblico luoghi piacevoli e sorprendenti. Ogni giardino è un progetto originale, “su misura” sia negli arredi che nel tema vegetale, a seconda del luogo e dell’occasione.
L’edizione 2017 del Festival del Verde e del Paesaggio , in programma dal 19 al 21 maggio 2017 all’Auditorium di Roma, ne presenta un prototipo, come pura esemplificazione di una gamma pressoché infinita di possibilità. La situazione è quella di un soggiorno verde all’aperto, che si può facilmente immaginare in un piazzale, in un parcheggio, in un incrocio temporaneamente chiuso al traffico o in una grande corte, in occasione di una festa o come dehor di un bar o un ristorante . Due cassoni, di diversa dimensione, si fronteggiano a creare un convivio; due panche in legno si svolgono per l’intera lunghezza di entrambi i giardini, a formare un salotto. Due vele bianche offrono ombra e definiscono un ambito raccolto e riconoscibile, come una stanza, ma aperta.
Il tema vegetale evoca un paesaggio campestre: una prateria mediterranea, una collezione di piante graminacee, annuali e perenni, dalle fioriture colorate e portamento leggero.
Al festival, che è una vera e propria green expo, anche altri giardini. Come Aria, un progetto in cui Vittorio Peretto indaga i tratti comuni legati all’Universalità, propri della Musica e del Paesaggio. Questo percorso, suggestivo e denso di riflessioni, lo ha portato a guardare la Musica con occhi ‘verdi’ e i Giardini con occhi ‘musicali’. Durante un primo sopralluogo all’Auditorium parco della Musica, arrivato nel punto preciso destinato al progetto, ha avuto l’impressione di essere su di un ponte sospeso tra l’Arte e la Storia, tra la Musica e il Paesaggio. Da qui, la ricerca di un’Aria musicale che avesse un legame con Roma e l’incontro con i Sei pezzi per violino e pianoforte n.6, di Ottorino Respighi: Una frase musicale, tratta da questa composizione, costituisce l’ispirazione del progetto, che prevede la trascrizione botanica delle note e uno sfondo per dare ritmo. Le specie, sono tutte scelte nell’assortimento adatto al giardino mediterraneo senza irrigazione. Ritmo: una sequenza di Olivi a ceppaia e Lentischi, alternati, ricrea il gioco di volumi e di tonalità di verdi, tipico della macchia mediterranea. Alla loro base, Rosmarini prostrati, folti e briosi. Note: sono ottenute con l’utilizzo di Lippia, Frankenia e Dimondia. La campitura del pentagramma è trattata a ghiaino fine. La musica dell’Aria di Respighi, sarà diffusa da uno speciale sistema audio, da esterni, ricaricabile ad energia solare e collegato ad una sorgente sonora , via bluetooth. Sparsi tra la vegetazione, compaiono strumenti musicali in acciaio corten, della collezione Musicalia.
Durante i giorni del festival nella cavea di Renzo Piano sarà allestito un bosco, un’installazione con oltre cento alberi autoctoni, omaggio al paesaggio italiano e alla città. Un progetto di Fabio Di Carlo, Benedetto e Gaetano Selleri, realizzato da Euroambiente e Vivai Margheriti che spazia dalle suggestioni percettive alle implicazioni didattiche e sociali e stimola il dibattito sulla progettazione del paesaggio urbano. L’installazione simbolica di grande effetto affida agli alberi il compito di creare luoghi di aggregazione sociale e di contrastare l’inquinamento delle città. I benefici del bosco urbano sono oramai riconosciuti sul piano funzionale e su quello sociale. Un bosco per Roma inizia su viale de Coubertin con Giro d’Italia, un intervento di street art ad opera dell’Accademia di Belle Arti di Roma e si snoda fino al cuore della Cavea dialogando con l’architettura di Renzo Piano e con Roma, una capitale che nel suo sviluppo deve tenere conto delle necessità del nuovo millennio. Il Bosco si compone di olmi, ciliegi selvatici, querce, frassini, pioppi…intervallati da piccole ‘radure’ di tappeto erboso, brevi pause per i visitatori. (ANSA)