Per capire che persona e che attore sia Al Pacino, che festeggia un compleanno importante – 80 anni il 25 aprile – si può partire da un doppio percorso, prima personale e poi professionale. Nella vita privata, attestano fonti mai smentite dall’interessato, Alfredo James Pacino non si è mai sposato ma ha avuto relazioni sentimentali con ben 11 attrici avendo da due di loro (l’insegnante di recitazione Jan Tarrant e Beverly D’Angelo) tre figli, una bambina e due gemelli di cui ha poi avuto la custodia. In seguito: Jill Clayburgh, Tuesday Weld, Marthe Keller, Carol Cane, Diane Keaton, Penelope Ann-Miller, Madonna, l’argentina Lucila Solà e l’israeliana Meital Dohan con cui ha convissuto fino al febbraio scorso.
Nella sua carriera, punteggiata da nomination e premi quasi ad ogni apparizione sullo schermo (salvo alcune brucianti stroncature), spicca invece la lista dei ruoli rifiutati: da Taxi Driver a Incontri ravvicinati del terzo tipo, da Guerre stellari (doveva interpretare Ian Solo) a Blade Runner, da Apocalypse Now (come antagonista di Brando) a Kramer contro Kramer (fu rimpiazzato da Dustin Hoffman), da Rambo a C’era una volta in America, fino a Pretty Woman e Basic Instinct: titoli e ruoli così diversi tra loro che dicono bene come i maggiori registi e produttori americani si fidassero del suo incredibile trasformismo fatto di meticolosa preparazione e duttilità espressiva.
La stessa volubilità istintiva che mette, di fatto, anche nella vita personale. Figlio di due immigrati siciliani (il padre lasciò la famiglia quando Al era ancora in fasce), il ragazzo nasce ad Harlem il 25 aprile del 1940, ma la madre, poverissima, si trasferisce nel Bronx e a lui tocca la dura legge della strada: fumatore e consumatore di droghe leggere fin dai 10 anni, ribelle e manesco, non ama la scuola che lascerà a 17 anni. Bussa invano alla porta dell’Actors Studio a 20 anni: dovrà fare la gavetta per quasi un decennio prima che Lee Strasberg riconosca in lui qualità fuori dal comune e lo adotti come un secondo padre. Nel frattempo si mantiene facendo mille mestieri.
Alla morte di Strasberg gli succederà come presidente della scuola, ruolo che mantiene anche adesso insieme a Ellen Burstyn e Harvey Keitel. Ama il teatro, il cinema gli offre però un’occasione insperata già nel 1971: un autore come Jerry Shatzberg, tipico esponente della New Hollywood gli offre la parte del protagonista, il giovane spacciatore Bobby, in Panico a Needle Park: è una rivelazione. Lo nota Francis Coppola che lo impone ai produttori per il ruolo di Michael ne Il Padrino: otterrà la nomination come migliore non protagonista, ma Pacino contesta il verdetto dicendo che la sua parte non è inferiore a quella di Marlon Brando che invece vince. Risultato? Alla cerimonia non partecipano tutti e due, sia pure per ragioni diverse. Da lì in avanti comunque, diviene l’attore prediletto per la “nuova onda” dei cineasti americani.