I gatti più amati, quelli con cui si è passato tanto tempo, ma anche i gatti speciali che hanno lasciato un segno pur nella brevità del loro passaggio.
Claudio Damiani dialoga con ognuno di loro attraverso parole, intuizioni, magici scambi e sogni nella piccola raccolta di 17 poesie, per la maggior parte inedite, ‘Gatto, tu hai due occhi come me’.
Interamente dedicata agli amati felini, la raccolta esce per Fazi editore esclusivamente in ebook scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice il 17 febbraio, in occasione della Festa del Gatto. E dal 20 febbraio sarà sui principali store online.
“Il gatto mi guarda e mi sbadiglia in faccia/senza mettere la zampa sulla bocca/allora anche a me viene da sbadigliare/ e gli sbadiglio in faccia,/l’altro gatto mi guarda stupito/ e viene da sbadigliare anche a lui./Ecco, così io e i miei due gatti ci parliamo” scrive Damiani. E ancora: “Osservando il gatto mi chiedo: ma se è un prodotto dell’evoluzione quanto l’evoluzione deve aver lavorato per arrivare a questa complessità! E come c’è arrivata, chi l’ha guidata?” afferma il poeta che ha sempre avuto un gatto accanto a sé.
Tra i fondatori della rivista letteraria ‘Braci’, originario di San Giovanni Rotondo, Damiani vive a Roma dall’infanzia, è autore fra l’altro delle raccolte poetiche ‘Fraturno’ (Abete), ‘Attorno al fuoco’ (Avagliano) con cui ha vinto il Premio Mario Luzi e per la Fazi ha pubblicato ‘La miniera’, ‘Eroi’, Premio Montale 2000, e ‘Cieli celesti’ nel 2016 da cui sono tratte otto poesie di questo libro.
Semplice, senza “inutili acrobazie stilistiche” come dice Marco Lodoli, la poesia di Damiani arriva dritta al cuore.
“Viene da lontano, dal sempre, direi, se il sempre fosse una categoria letteraria” sottolinea Lodoli.
Così nei suoi gatti ritroviamo le acrobazie, la tranquillità, le prodezze, le fusa e talvolta l’aggressività dei felini come “Ipazia (Topazia per mia figlia), che era un’assassina terrificante, sbranava quotidianamente piccioni” raccontate senza fronzoli e spesso in una dimensione onirica. Nel dialogo che intraprende Damiani anche un discorso sulla mancanza e sul tempo: “Andiamo verso qualcosa che è sempre qualcosa/ non esiste la fine, perché, vedi,/ siamo tutti collegati” dice. C’è anche un bellissimo gatto dagli occhi verdi luminosissimi e il pelo d’argento “abilissimo nel giocare a calcio con qualsiasi oggetto gli capitasse a tiro, e mi smarcava sempre” racconta Damiani che quando giocava con lui indossava un giaccone e grossi guanti da moto. Convinto che gli sia stato rubato per quanto era bello, l’autore dedica a lui la poesia che apre il libro e ci porta in un sogno.