Scoperta del National Geographic nella tomba di un misterioso re
Il verde profondo dei pezzi di giada per il viso, il bianco delle conchiglie di Spondylus per gli occhi e i denti. Potrebbe riscrivere parte della storia dei Maya l’affascinante e misteriosa maschera di giada rivenuta in una sepoltura individuata grazie a una mappatura che utilizza il laser nel poco noto ma evidentemente sorprendente sito di Chochkitam in Guatemala.
A raccontarne la storia è il National Geographic con un articolo di Erin Blakemore corredato dalla foto di Ruben Salgado Escudero. Il ritrovamento infatti certifica la devozione religiosa e la successione reale all’inizio del periodo classico dei Maya, circa 1.700 anni fa, ma dà anche credito a una teoria sempre più diffusa secondo cui i re maya dell’epoca potrebbero essere stati al soldo di dinastie mesoamericane ancora più potenti. “È un argomento molto controverso”, afferma l’archeologo e National Geographic Explorer Francisco Estrada-Belli che con il suo team ha fatto la scoperta.
Circondato dalla foresta pluviale del Petén e soffocato da foglie cadute, palme e pezzi di pietra, il sito Chochkitam non è purtroppo sfuggito alla nefasta azione dei tombaroli. Ma la squadra di Francisco Estrada-Belli, che è professore presso il Middle American Research Institute della Tulane University ed esperto del periodo preclassico e classico dei Maya, ha notato un punto che i saccheggiatori avevano apparentemente tralasciato e ha deciso di scavare per più di sette metri all’interno di una piramide, ritenuta reale, nel nucleo monumentale della città. Il ritrovamento li ha ricompensati: un cranio, alcuni denti e una scatola di pietra a forma di bara con dentro offerte come un vaso, grandi gusci di conchiglia, diversi frammenti di ossa e un gruppo di pezzi di giada lucida che Estrada-Belli ha prontamente ricostruito come una maschera di giada con occhi a spirale e denti aguzzi di conchiglia.
Gli studiosi tramite le incisioni sulle ossa sono riusciti a dare un nome al misterioso re sepolto (Itzam Kokaj Bahlam che regnò probabilmente sulla città intorno al 350 d.C.) e alla divinità rappresentata nella maschera (Yax Wayaab Chahk G1, manifestazione del dio Maya delle tempeste, tradotto letteralmente come “primo stregone dio della pioggia”). Anche se non è stata trovata alcuna dichiarazione di vassallaggio nel sito, “tutto suggerisce – conclude Estrada-Belli – che si trattasse di un re maya di una comunità che faceva parte di una rete nella sfera di influenza di Tikal e Teotihuacán, città mesoamericane entrambe più grandi e più influenti della relativamente remota Chochkitam”.