La violenza in famiglia subita da bambina, la malattia ai reni, i genitori fragili, suo padre era un alcolista e sua madre aveva tentato il suicidio quando lei aveva 11 anni segnando per sempre la vita di sua figlia. Tre matrimoni finiti, un aborto devastante, alcol, droga, disturbi alimentari che hanno rischiato di minarle il fisico. Tutto questo è la vita, la storia di autodistruzione e di resilienza di una delle star più iconiche di Hollywood, Demi Moore, che ha deciso di stanare i suoi demoni in un’ autobiografia, Inside out – La mia storia, già uscita con successo negli Stati Uniti, e il 12 maggio anche in Italia, con Fabbri Editore.
Demi Moore ha raggiunto un successo planetario sul grande schermo negli anni Ottanta e Novanta, come protagonista di film cult, come Ghost, Proposta indecente, La lettera scarlatta, Striptease, Soldato Jane, Charlie’s Angels e tanti altri.
Negli anni Ottanta e Novanta, Demi si trovava all’apice di una carriera straordinaria: protagonista di film di enorme successo e delle copertine delle riviste più prestigiose, ma anche regina delle cronache rosa per la sua vita privata. Ma dietro all’immagine patinata della star, si nascondeva una donna in lotta con i fantasmi del passato – un’infanzia vagabonda in balia di genitori inadeguati, una madre fragile, la violenza subita da ragazzina – e del presente – la dipendenza prima dalla droga e poi dall’alcool, il rapporto complicato con il proprio corpo.
Diviso in tre parti, Sopravvivenza, Successo, Resa, la storia di Demi Moore, ha un incipit che descrive con schiettezza gli incubi che devono aver agitato i suoi sonni, quella di una star, che insospettabilmente, vista dall’esterno era apparentemente felice, bellissima, ricca, piena di figli e mariti. Mentre, in realtà, Demi era drammaticamente arrivata a sfiorare la morte solo pochi anni fa, dopo la fine del suo terzo matrimonio, quello con Ashton Kutcher, un legame durato 6 anni (oggi l’attore è sposato con la collega Mila Kunis). Fu durante il suo matrimonio con Kutcher, nei primi anni del Duemila, che Demi Moore ricadde nell’alcolismo dopo quasi 20 anni di sobrietà. E a quel periodo risale anche il tentativo di suicidio descritto nella prefazione dalla stessa diva, che oggi a 56 anni, sembra aver ritrovato l’equilibrio. “Continuava a balenarmi in mente la stessa domanda: ‘Come sono arrivata a questo punto?’. Nella casa vuota dove ero stata sposata, la casa che avevamo ampliato perché avevo più figlie che camere da letto, ero rimasta completamente sola. Avevo quasi cinquant’anni. Quello che pensavo fosse l’amore della mia vita, mio marito, mi aveva tradita per poi decidere che non aveva voglia di impegnarsi per ricostruire il nostro matrimonio. Le mie figlie non mi rivolgevano la parola: niente telefonate per il mio compleanno, niente auguri di Natale. Niente di niente. E il padre delle mie figlie (Bruce Willis ndr) – un amico sul quale per anni avevo potuto contare – era sparito dalla mia vita. La carriera costruita faticosamente da quando me n’ero andata da casa di mia madre a sedici anni era in stallo, o forse era finita per sempre. Tutto ciò a cui tenevo mi aveva abbandonata, compresa la salute. Soffrivo di mal di testa lancinanti e perdevo peso a un ritmo pauroso. Il mio aspetto esteriore era l’immagine esatta di come mi sentivo dentro: distrutta. È vita, questa? mi chiedevo. “Perché in tal caso, ho chiuso. Non so che cosa ci faccio qui”.
Inside out è la vicenda di una donna che ha imparato faticosamente ad accettare le proprie debolezze per diventare finalmente padrona della propria storia. Oggi Demi Moore è anche produttrice, regista e attivista, cosa importante, ha contribuito a fondare Thorn, organizzazione no profit che si occupa di creare sistemi tecnologici per prevenire gli abusi sui bambini, e lo sfruttamento e il traffico di minori. “La mia storia è soltanto mia; sono l’unica che ne ha vissuto ogni istante, e ho deciso di rivendicare il diritto di raccontarla alle mie condizioni”. Con Bruce Willis ha ripreso i contatti: foto recente li mostrano in quarantena insieme nella stessa casa. (ANSA).