Una vicenda che sta diventando veramente penosa perché trattasi di “non figli di papino e mammina” collegati a delinquenti e criminali di sinistra che cercano giustificazioni inesistenti su “faccette pulite” arriviste, decedute all’estero, ma trattasi di persone che stavano svolgendo il loro dovere e che , comunque sia, Il Governo Italiano , a prescindere, doveva difendere.
DI seguito articolo de “Il Secolo d’Italia”
C’è un’eventualità che nessuno vuole prendere in considerazione per i marò Girone e Latorre, ma che può diventare un incubo. L’India li rivuole indietro mentre il tribunale internazionale dell’Aja si sta comportando in modo sempre più ambiguo e ondivago. A darne notizia Il Giornale, che ricostruisce le ultime controverse fasi processuali. Al tribunale dell’Aja, secondo il quotidiano, i documenti depositati dalle due parti, Italia e governo indiano, restano secretati. In questo modo, l’opinione pubblica non può conoscere le posizioni e gli argomenti sulla cui base la Corte internazionale prenderà la sua decisione, contravvenendo a uno dei principi base del diritto, secondo cui ogni documento che entra in un tribunale deve essere pubblico.
Il comportamento ambiguo del Tribunale dell’Aja
Come sarà possibile difendere i due fucilieri italiani senza poter essere in possesso della dovuta documentazione? A questo dovranno rispondere gli avvocati di parte italiani chiamati a difendere Girone e Latorre. Le udienze al tribunale internazionale sono fissate per la primavera del prossimo anno e l’intera fase dovrebbe terminare entro la fine dello stesso anno, quando si arriverà a sentenza.
Oggi riunione a Roma per i due marò
«Il tutto mentre i due militari attendono, dopo quasi sei anni da quell’arresto incomprensibile nel porto di Kochi, di poter tornare davvero alla loro vita. Entrambi sono tornati in servizio: Latorre a Roma, Girone a Bari. Di loro si sa poco, ma i gruppi che li hanno sempre sostenuti non li hanno dimenticati e oggi, nel corso di una riunione che si terrà a Roma, decideranno riguardo a iniziative volte a impedire che i documenti tenuti nascosti dalla Corte dell’Aja possano rimanere segreti». Anche perché, in questo intrigo internazionale, il lieto fine è tutt’altro che scontato. (Secolo D’Italia)