Elsa Morante viene raccontata per la prima volta in una biografia romanzata a due voci: una in terza persona più ortodossa e classica e l’altra in prima persona che rappresenta una deviazione, un’anomalia che crea dei piccoli terremoti tra un capitolo e l’altro . A scegliere questa via è stata Angela Bubba, 33 anni, scrittrice e critica letteraria, rimasta folgorata dalla lettura de ‘L’Isola di Arturo’ a 16 anni, che in ‘Elsa’, in libreria per Ponte alle Grazie, ci restituisce un ritratto profondo della Morante indagando aspetti poco esplorati della sua vita. Tra questi l’aborto a 19 anni, il suo sguardo “ragazzino” sul mondo e il suo essere scrittrice, o meglio “scrittore” come voleva essere chiamata Elsa, di ogni tempo.
“Ho sempre pensato che la più grande attualità di Elsa Morante sia sempre stata il suo essere inattuale. Era sempre in ritardo, sempre in anticipo durante gli anni in cui visse. Tutti i romanzi che pubblicava non si sapeva mai bene dove collocarli. Per esempio ‘Menzogna e sortilegio’ quando uscì sembrava un romanzo dell’Ottocento ed era il 1948. Quando venne pubblicato ‘L’isola di Arturo’ a tutti sembrava una favola mentre lei rivendicava l’assoluto realismo del racconto. Stessa cosa con ‘La storia’ uscito nel ’74 che a molti sembrava letteratura da neorealismo mentre il neorealismo era già passato da un bel po’. Questo suo essere inattuale era la sua più grande forza. La Morante, pur trattando di fatti storici, era una scrittrice di di archetipi, quindi al di là degli anni, delle scansioni temporali e questo la rende immortale” dice all’ANSA la Bubba che ha fatto due tesi di laurea sulla Morante e ha pubblicato un testo critico basato su uno di questi lavori universitari, ‘Elsa Morante madre e fanciullo’ (Carabba) del 2016 con cui ha vinto il Premio Morante per la critica.
Scrittura creativa e critica letteraria sono sempre andate di pari passo per l’autrice di ‘Elsa’ e in questo libro, in cui ha scelto di raccontare alcuni anni della vita della Morante, quelli più significativi, si sono incontrate e fuse in un modo nuovo.
“Ho selezionato gli anni che mi sembravano più carichi di eventi importanti, simbolici anche, e ho inframmezzato i vari anni con degli apocrifi, come li abbiamo chiamati con il mio editore, cioè delle lettere scritte da me, ma nella finzione scritte dalla Morante. Lo ho fatto per creare un respiro diverso nella narrazione che è quasi tutta in terza persona, per rendere la scrittrice meno distante, più familiare. La maggior parte degli episodi che descrivo sono realmente accaduti, alcune sono situazioni che ho creato io ma sempre a partire da un evento realmente successo” spiega l’autrice.
E proprio con una lettera si apre e si chiude il romanzo che racconta ‘Elsa’, moglie di Alberto Moravia, amica di Pier Paolo Pasolini, dall’infanzia a Testaccio agli ultimi anni segnati dalla malattia. Ma soprattutto da voce alla Elsa più intima, vera, la scrittrice di grandi capolavori dove l’arte e la letteratura sono in continuo dialogo con gli eventi, anche traumatici, della sua vita. “Penso di aver restituito un’immagine inedita di questa grande scrittrice. Il grande trauma a cui andò incontro, l’aborto, che è al centro della sua investigazione artistica e di scrittura, è un evento che non viene o è stato poco trattato. Ed è un peccato perché riesce a spiegare molto delle scelte narrative della Morante, specialmente del suo chiamare in causa ossessivamente nei suoi romanzi la figura della madre e del fanciullo, che è una cosa che le disse anche Umberto Saba” sottolinea la Bubba.
Nel libro anche la vittoria, prima donna, del Premio Strega nel 1957 , il rapporto con il marito, Alberto Moravia, l’incontro e la morte di uno dei suoi due grandi amori, il pittore americano Bill Morrow, gli anni con Luchino Visconti. Due capitoli dell’82 e ’83 sono destinati alla malattia, incluso l’anno in cui tentò il suicidio. Ma a far da filo conduttore al romanzo è il suo sguardo ragazzino. “Il suo più grande desiderio era di essere un ragazzo e questo potrebbe sembrare una banalità e invece ha dietro di se tutta una serie di visioni biografiche, filosofiche, teologiche della vita. Ho voluto indagare questo aspetto, l’attaccamento all’ideale della giovinezza, dell’essere bambini che ha portato avanti fino alla fine. Per lei era un manifesto politico, spirituale, psicologico” afferma.
Del suo carattere tempestoso che idea si è fatta? “Su questo ha detto una cosa molto intelligente Giuliana Zagra, per anni curatrice dell’Archivio Morante alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con cui sono d’accordo. Elsa soffriva di una malattia che le venne diagnostica solo pochi anni prima della morte, l’idrocefalia e forse una parte del suo essere così volubile e aggressiva da un momento all’altro è da imputare alla malattia. Ci sarebbe da ragionare anche su questo” dice la Bubba.
E il rapporto con Moravia? “Mi ha sempre suscitato molta meraviglia e rispetto perché Moravia, nonostante vari allontanamenti e tradimenti di Elsa, è stato sempre presente, fino alla fine”. Un altro libro dagli anni rimasti fuori? “Scopro continuamente cose su di lei ma non ci ho pensato. In ogni caso sarebbe una cosa diversa” dice la Bubba che con il suo primo romanzo ‘La casa’ (Elliot, 2009) è stata nella rosa dei dodici del Premio Strega.