Il reggae, il sound giamaicano di cui Bob Marley è maggior esponente, è ufficialmente patrimonio dell’Unesco.
Bob Marley, Peter Tosh, Gregory Isaacs, Jimmy Cliff. Se questi nomi non vi dicono nulla, ora anche alle Nazioni Unite potrebbero iniziare a criticare i vostri gusti musicali.
La musica reggae, cioè il tipico sound giamaicano di cui i quattro artisti sopracitati sono i rappresentanti più celebri, è stata infatti dichiarata patrimonio dell’Unesco, diventando così parte dei tesori culturali globali delle Nazioni Unite.
La decisione di inserire la musica reggae tra i patrimoni dell’Unesco è stata presa dal comitato speciale dell’organizzazione, in occasione di una riunione organizzata a Port-Louis, la capitale di Mauritius. L’organizzazione ha sottolineato come il reggae abbia «contribuito al dibattito internazionale su tematiche come ingiustizia, resistenza, amore e umanità».
Nel comunicato diffuso dall’Unesco si legge ancora: «Mentre nel suo stato embrionale la musica reggae era considerata la voce degli emarginati, ora la musica è riprodotta e abbracciata da un’ampia e trasversale porzione della società, che include vari generi e gruppi etnici e religiosi».
La nota prosegue così: «Le funzioni basiche della musica, cioè quelle di veicolo per la discussione sociale, di pratica catartica e mezzo per lodare Dio, non sono cambiate e la musica continua ad agire come una voce per tutti».
L’annuncio ufficiale, oltre che sul sito internet dell’Unesco, è arrivato sul profilo Twitter dell’organizzazione, con un tweet accolto con entusiasmo dagli utenti della piattaforma.
Il rappresentante più celebre del genere reggae è Bob Marley, indimenticato artista nato a Nine Mile in Giamaica il 6 febbraio 1945 e scomparso l’11 maggio 1981 a Miami, all’età di soli 36 anni. Il suo ingresso dirompente nel mercato internazionale musicale è datato 1975, con l’iconica canzone “No Woman No Cry”, estratta dall’album “Natty Dread”. Nel 1976 si trasferisce in Inghilterra, dove registra gli album “Exodus” e “Kaya”. Nel primo è incluso il celebre brano “Jammin’”. Nel luglio 1977 iniziano le prime avvisaglie del melanoma all’alluce destro che causerà la sua morte. Prima di perdere la vita, Bob Marley fa in tempo però a registrare altri due album, “Survival” e “Uprising”. In questo ultimo disco è contenuta la canzone “Redemption Song”, dove Bob Marley canta: «… Emancipate voi stessi dalla schiavitù mentale, nessuno a parte noi stessi può liberare la nostra mente…».