La droga, gli eccessi, la fine del matrimonio con Nacho Palau, la lontananza dai figli, la morte della madre, il negazionismo da covid: Miguel Bosé – dopo un silenzio durato alcuni anni – si racconta in una lunga intervista a Jordi Évole, suscitando non poche polemiche. A partire dalla richiesta, resa nota dal quotidiano spagnolo El Pais, di realizzare l’intervista senza dover indossare la mascherina, ribadendo così le sue posizioni negazioniste di fronte alla pandemia.

“C’è un piano ideato che non si vuole conoscere. Non è pensare di essere in possesso della verità, è la verità. Sono un negazionista, è una posizione che porto a testa alta”, rivendica il cantante ammettendo di aver avuto, tra gli ’80 e i ’90, “anni selvaggi in cui ho scoperto il lato oscuro che abbiamo tutti: droghe, sesso selvaggio, sostanze…”, “ho pensato che fosse una parte necessaria, legata alla creatività”, fino a quando non si è reso conto che “è diventata una dipendenza quotidiana, ha iniziato a perdere la sua grazia e a causare seri problemi. Sono arrivato a consumare quasi due grammi al giorno, più il fumo di erba, l’ecstasy. Ho smesso tutto lo stesso giorno, sette anni fa”. Bosé ha anche ammesso che i problemi di voce che ha da qualche tempo sono legati alla fine del matrimonio e alla gestione dei quattro figli. “La mia voce va e viene. La sua radice è emotiva. Comincio a perderla nel momento in cui perdo la mia famiglia”. “Non ero preparato – racconta -. Quando la mia relazione ha cominciato ad andare male, quando l’amore finisce, quando l’amicizia e le buone vibrazioni svaniscono e quando l’ammirazione si perde, quando tutto crolla, nel mio caso per discrezione, per responsabilità, anche per l’educazione, tieni duro. Ma poi esplode ed iniziano i problemi: per me uno di quei problemi era la voce. Adesso posso parlare, ma non ho voce”. C’è stato spazio anche per parlare della sua famiglia d’origine, del padre, il torero Luis Miguel Dominguín, e della madre Lucia Bosé, morta recentemente per le conseguenze del covid, che lui ha negato dichiarando che la polmonite non era dovuta al coronavirus e che se la madre fosse stata ancora viva avrebbe combattuto con lui la battaglia negazionista.