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Fatto salvo che “un’altra rivoluzione francese” potrebbe sempre accadere contro “i ponti ripetitori tralicci televisivi, telefonici etc” ( al posto della bastia) ma la vedo dura questa ipotesi contro il vero male dell’umanità, anche riferendomi all’elettrosmog: la vera “sinistra” non è mai stata “teorica”. Posso tranquillamente ripartire da Giuseppe Di Vittorio per farvi capire velocemente il mio concetto e che credo sia quello “che ha fatto” la differenza tra sinistra e destra. Quindi basti prendere la figura di Giuseppe Di Vittorio , appunto , (ma ce ne sarebbero altre) per arrivare al dunque : Giuseppe Di Vittorio era quasi un analfabeta e per amore e passione di quello che stava facendo, per la salvaguardia dei diritti e della libertà dei lavoratori , ma di riflesso per tutti, arrivò al punto di andarsi a procurarsi un vocabolario “per capire meglio ” quello che stava facendo e che in quel momento rappresentava “un mezzo, un’arma in più” per l’azione politica. Il Suo vissuto e le sue origini facevo la differenza e non il contrario. Per essere o definirsi “di sinistra” bisognava anche nascere e vivere in un certo contesto. Adesso dopo la premessa proviamo a paragonare “le vite” di chi ha portato in alto “la sinistra” con le vite di chi oggi “parla solamente di sinistra” : la Boldrini che ha bisogno di una parrucchiera o estetista solamente per dire le sue idiozie in tv è paragonabile a Nilde Iotti che si è spaccata la schiena lavorando ? Come può uno come Carofiglio del PD , piuttosto che Decaro o altri cresciuti con “la casa del Mulino Bianco”, intraprendere una vera azione di sinistra senza mai aver lavorato in vita loro ? E mi sto mantenendo in un range medio alto : non vorrei arrivare infine agli ultimi “elodiini o maneskini” per non girare “il coltello nella piaga” e per non approfittare di gente incapace di intendere e di volere. Non a caso “alcuni delinquenti cronici del Partito Democratico” si erano procurati gli stivali colmi di fango , ma era una mera rappresentazione teatrale (come vediamo dalla cronaca) ma che conferma il mio concetto e, ancor peggio, confermano che la storia la conoscono e il resto è tutto strumentale su una cosa morta e sepolta. E’ morta anche la destra e anche qui , se pur da un’altra ottica , vale la stessa storia e le stesse differenze sopra riportate . Come si può parlare ancora di “ideologia o libertà” quando siamo tutti , dico tutti, schiavi dell’Oligarchia mondiale (che guarda solo il denaro) e “alle caviglie le catene della rete” con le protesi in tasca (telefonino versione moderna delle catene) ? Come riportare in auge il fascismo parlandone in continuazione (pubblicità subliminale) per “avere un motivo per esistere e tentare in maniera infelice di mantenere in vita un nemico da combattere, perche è la sola cosa rimasta”, e poi fare finta di niente su attuali crimini di regimi comunisti. Oggi se veramente vogliamo parlare di sinistra e libertà (come faceva quel delinquente di Vendola) si è disposti a buttare telefonino e televisione nelle case per iniziare ? La risposta è più che scontata ma allora , per favore , finitela di raccontare balle e aspettate anche la vostra fine naturale su questa terra e in questa vita (che vi auguro piu tardi possibile) in religioso silenzio. Infine Nilde Iotti per chi “bestemmia” ogni giorno sui media :
Figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico, visse gli anni dell’adolescenza in un contesto di forti difficoltà economiche. Rimase orfana del padre nel 1934 e poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di iscriversi all’Università Cattolica di Milano, dove ebbe tra i suoi professori Amintore Fanfani, laureandosi in lettere nel 1942.
Seguendo le regole della Leva fascista, il 5 ottobre 1942 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione peraltro indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico. Successivamente esercitò l’insegnamento in alcune scuole tecniche della sua provincia natale, concludendo la sua esperienza professionale nel 1946.
A seguito della situazione in cui era precipitata l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 prese forma il suo interesse verso la politica, avvicinandosi al PCI e partecipando alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di primo piano.
Eletta nel dopoguerra segretaria dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, aderendovi poco dopo.
Andate a lavorare prima , parassiti divanisti da italiano perfetto e poi possiamo affrontare il discorso sinistra eventualmente, perché fini a quando non andrete nei campi a spaccare la schiena o sui cantieri a trasportare mattoni, non sarete mai degni di parlare di sinistra.