Pietro Castellitto, attore, sceneggiatore, regista, a quasi trent’anni esordisce nella narrativa con il romanzo ‘Gli Iperborei’, in libreria il 20 ottobre per Bompiani.
Ma ha sempre scritto tanto e passare a un romanzo non è stato “un salto drastico” dice all’ANSA. “Ho iniziato abbastanza presto a scrivere e quindi a ragionare scrivendo. Non mi è sembrata una cosa folle pensare di scrivere un libro, era tutto sommato in linea con quello che da dieci anni a questa parte facevo. E poi per il tipo di storia, per le modalità in cui i sentimenti entravano, per la quantità di sfumature psicologiche la vicenda mi sembrava più giusta per un romanzo che per un film” racconta. Anzi, ‘Gli Iperborei’ che è la storia di un gruppo di amici vicini ai trent’anni che hanno tutto ma si sentono in trappola e vogliono vivere la loro estate, quella in cui trovare la via d’uscita, fa parte per Castellitto di una trilogia sulla gioventù partita con il film ‘I predatori’ che ha scritto, diretto e interpretato e con cui ha vinto il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura alla 77/ma Mostra del Cinema di Venezia e il David di Donatello e il Nastro d’argento 2021 come miglior regista esordiente.
“La sensazione che ho è che con I predatori, Gli Iperborei e il secondo film che scriverò, per ora in una fase totalmente embrionale, si chiude una sorta di trilogia della gioventù.
Tutti e tre nascono da una necessità e dalla voglia di dire qualcosa. Poi le modalità sono diverse e quindi anche il format è diverso” sottolinea Castellitto.
Figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, cresciuto respirando il mondo del cinema e della letteratura, Pietro avrebbe potuto soccombere al confronto con i suoi genitori e invece per lui è stata una spinta. “Se non avessi avuto quello scoglio da superare mi sarei impegnato di meno, me la sarei presa più comoda e invece ho sempre lottato con la voglia di fare cose talmente belle che facessero dimenticare di chi fossi figlio. Poi magari non ci sono riuscito ma questa è stata la spinta in più. Su molte questioni della vita il giudizio ultimo che ascolto è quello di mia madre” dice. E poi riflette, parlando a voce bassa, con calma, sul fatto che “un libro rimarrà per sempre. I film sono legati alla visione, poi devi andare a recuperarli”. Ma più di tutti lo ha emozionato Francesco Totti che ha interpretato nella fortunata serie televisiva Sky ‘Speravo de mori’ prima’. “Totti è stato parte integrante della mia giovinezza. Ha prodotto in me emozioni superiori a quelle dei film o dei libri. Ha contribuito a formare il mio immaginario. Le emozioni sono la benzina. Interpretarlo sembrava uno scherzo del destino però non potevo dire di no. E’ andata molto bene, quando provi emozioni vere tutto lo snobismo, i preconcetti, le finte o vere ideologie, decadono”.
I ragazzi de ‘Gli Iperborei’, Stella, Guenda, Poldo, Ciccio “Tapia” hanno tutti un passato burrascoso. “Hanno vissuto la loro adolescenza in maniera intensa, cercando di vivere in modo diretto le cose. Però adesso hanno quasi trent’anni e tutta quella noncuranza, curiosità e fame di vita sta scemando e lottano con il mostro di dover contraddirsi, di dover abbandonare una fase della vita che per quanto possa sembrare amorale era originale, era autentica” racconta Pietro Castellitto.
Poldo, voce narrante della storia, sei un po’ tu? “Si sicuramente, in parte. Però Poldo ha vissuto una vita che io in maniera così intensa non ho avuto il coraggio di vivere e quindi è una mia proiezione fisica di qualcosa che ho vissuto solo intellettualmente”. Sono cresciuti insieme e solo pochi anni prima questi amici giocavano insieme, erano la scimmietta, il leone, il canguro nella recita di fine anno alla scuola inglese. Ma desso ci sono la cocaina, l’alcol, le scelte, la gita in barca, una festa sotto le stelle e una cicatrice dopo un’operazione oncologica raccontati anche con diversi caratteri grafici. “La cicatrice è un po’ l’impossibilità di liberarsi dal passato e dal tempo storico. La parte in corsivo è il libro che Poldo scrive, ‘Fossili’, e che piace a personaggi più grandi di lui, primo fra tutti il produttore Brando”.
Cosa pensi della tua generazione? “Forse è stata la prima che ha cominciato a dare per scontato lo stordimento. E’ una generazione sfilacciata, accomunata da una sorta di rabbia che nasce dal fatto che gran parte delle energie creative che i ragazzi hanno rischiano di non trovare sfogo nel mondo reale. A prescindere dai valori che si imporranno è sano invece ristabilire un mondo nel quale non ci sia una così grande distanza tra i sogni e la possibilità di realizzarli”.
Gli Iperborei “popolo mitico dell’antica Grecia che non è mai esistito, erano forti, muscolosi, belli e quando erano stanchi della vita si gettavano in mare” racconta Castellitto. E con il filosofo Frederich Nietzsche qual è il legame? “Come Nietzsche Poldo cerca un buco che dal nulla porti a qualcosa”. Un secondo libro? “Mi piacerebbe scriverlo ma ci vuole tanto tempo. Non parto mai dalla trama, ma da alcune suggestioni e alcune inquietudini a cui voglio dare un corpo. Adesso devo scrivere il secondo film” dice Castellitto ma il secondo romanzo arriverà. (ANSA).