“Sorpresi nel sonno, avvelenati, torturati e infine tagliati a pezzi. Fu questo il tragico destino di dodici giovani Carabinieri, catturati dai partigiani comunisti alle Cave dei Predil nell’alto Friuli”. Vittorio Sgarbi, nella sua rubrica su Il Giorno, ricorda quanto avvenuto il 23 marzo 1944, quando ” i partigiani comunisti presero in ostaggio il vicebrigadiere Dino Perpignano, mentre stava rientrando negli alloggiamenti e, minacciandolo, lo costrinsero a pronunciare la parola d’ ordine. Una volta entrati nel presidio, catturarono tutti i Carabinieri, in parte addormentati. I dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile dando loro un pasto condito con soda caustica e sale nero“.
Il critico d’arte ricorda come furono affamati e dunque avvelenati: “La loro agonia si protrasse fra atroci dolori per ore e ore. Stremati e consumati dalla febbre, Pasquale Ruggiero, Domenico Del Vecchio, Lino Bertogli, Antonio Ferro, Adelmino Zilio, Fernando Ferretti, Ridolfo Calzi, Pietro Tognazzo, Michele Castellano, Primo Amenici, Attilio Franzon, quasi tutti ventenni (e mai impiegati in altri servizi tranne quello a guardia della centrale) , furono costretti a marciare fino a Malga Bala ove il giorno 25 li attendeva una fine orribile.Avevano l’ età di mio padre”. Dunque Sgarbi ricorda come furono uccisi e sottolinea: “Ora le misere spoglie di questi Carabinieri riposano, dimenticate dagli uomini, dalla storia e dalle Istituzioni, in una torre medievale di Tarvisio, le cui chiavi sono pietosamente conservate da alcune suore di un vicino convento. Una lapide ambigua li ricorda, senza una parola di verità”. Crimini rossi. Crimini dimenticati, o quasi. (Fonte)